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I negozi di prossimità vanno ancora di “moda” ? quali sono le tendenze evolutive del format e quali

Le grandi insegne, con un ripensamento rispetto alle dinamiche degli ultimi anni, hanno riscoperto il valore del “vicinato”̀, aprendo punti di vendita più piccoli e con un maggior livello di servizio nei centri urbani.

Grazie al e-commerce , seppur ancora di piccole dimensioni nel alimentare rispetto ad altri settori e paesi (0.5% Italia vs 6% della Francia), ma che sta comunque crescendo in maniera significativa, con integrazioni importanti con il retail fisico, come dimostra l’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon, le grandi insegne hanno spinto a riscoprire il valore del servizio nel punto vendita, cercando faticosamente di avvicinarsi a modelli che in passato avremmo definito “tradizionali o sotto casa” .

In questo mutato scenario competitivo, i pionieri del modello “piccola/media superficie in area urbana gestita prevalentemente da imprese familiari fatte da persone competenti e appassionate” devono portare il loro business un passo avanti in termini di managerialità della gestione, anche sviluppando modelli di business innovativi.

Perché sta tornando di “moda” la superette ? Partiamo dai trend di consumo e demografici.

La risposta sta nelle profonde trasformazioni che hanno attraversato il nostro Paese in questi ultimi decenni, dal progressivo invecchiamento della popolazione, all’aumento dei single, al ritardato ingresso dei giovani nel mercato del lavoro con relativa indipendenza economica, all’aumento dell’immigrazione (i cittadini stranieri, quando arrivano in Italia, vivono in genere da soli, almeno nel periodo immediatamente successivo all’ingresso), alla crisi degli ipermercati , troppo grandi, troppo dispersivi, troppa scelta – “choice overload”, troppi costi che hanno determinato un calo a 2 cifre della loro produttività e una calo della crescita dei fatturati rendendo il format non più remunerativo.

Il primo e più evidente risultato di queste tendenze è la crisi dell’offerta alimentare non specializzata, in particolare degli ipermercati, con le insegne principali che, da una parte, si riorganizzano su formati più piccoli/più leggeri e in città e, dall’altra, sperimentano formati multi-specializzati (superstore) i cui reparti, a volte affidati ad imprenditori indipendenti, replicano i mercati cittadini o addirittura rionali e offrono maggiori servizi. Anche il discount, altro format in crescita, ha progressivamente abbandonato la versione “Hard”, aggiungendo qualità e servizi, e diventando sempre meno distinguibile da un supermercato.

In generale, ed anche tra i negozi “tradizionali”, viene riscoperto il valore della prossimità e di nuovi format e modelli che esaltano servizio ed esperienza di acquisto, come gourmet e risto-retail, ovvero la possibilità di mangiare in negozio, in certi casi vere e proprie esperienze gastronomiche.

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Ma quali sono gli effetti sull’offerta della distribuzione alimentare?

Dove comprano gli Italiani ?

Aldilà degli aspetti quantitativi che trovate nel grafico, il dato che emerge maggiormente e dovrebbe destare molta attenzione è quello sul “indice di soddisfazione dei clienti”.

Il supermercato di quartiere che resta il format più utilizzato dai consumatori mostra una % di soddisfazione molto inferiore rispetto al negozio indipendente specializzato.

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Cari grossisti, molti dei vs affiliati e somministrati appartengono al segmento dei supermercati di vicinato, vi siete chiesti il motivo per cui la % di soddisfazione è così bassa ?

Cosa manca? Dove occorre migliorare?

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Mi sembra chiaro che la strada è ancora lunga, ma ci sono tutti gli elementi per ripensare al valore del servizio del negozio di vicinato e costruire un mix di offerta orientata al cliente e ai suoi nuovi stili di consumo che faccia dell’innovazione il suo driver di successo.



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